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NON TUTTI GLI SCATOLARI PREFABBRICATI SONO UGUALI!!

Non basta la marcatura CE a garantire la rispondenza alle normative: l'armatura secondaria di ripartizione fa la differenza.
Facendo riferimento a quanto ribadito dall'Assobeton in merito alle prescrizioni di ricaduta delle certificazioni dei manufatti prefabbricati in cls , ci proponiamo di sottolineare a tutti gli operatori interessati (amministrazioni appaltanti, imprese di costruzione, progettisti, direttori lavori , collaudatori, ect..) alcuni concetti fondamentali , a suo tempo compresi nei contenuti della legge n° 1086/71 e comunque ribaditi ed integrati nell'attuale normativa cogente rappresentata dal DM 17/01/18 “Norme Tecniche per le Costruzioni” e dai rispettivi Eurocodici. IL DM 17/01/18 “Norme Tecniche per le Costruzioni” oltre che richiamare i principi per il progetto, l'esecuzione e il collaudo degli elementi strutturali definendo i requisiti essenziali in termini di resistenza, ha anche introdotto espliciti richiami sugli obblighi di identificazione, qualifica ed accettazione dei materiali da costruzione. In particolare per la produzione di elementi prefabbricati scatolari, si è resa obbligatoria la marcatura CE secondo le disposizioni del Regolamento 305-11 UE e della relativa norma armonizzata di riferimento UNI EN 14844:2012 con obbligo di certificazione del sistema di controllo della produzione a cura di organismo terzo notificato.
La normativa ha inoltre esplicitato l'obbligo di perseguire la “durabilità delle strutture”, che risulta attivabile solo prevedendo adeguate classi di esposizione e relative classi di resistenza per i conglomerati cementizi impiegati, garantendo il mantenimento di opportuni copriferri e spessori minimi delle strutture, nonché adottando gabbie di armatura con elementi di orditura principale resi solidali tra loro da opportuna orditura di ripartizione.

Le armature in particolare dovranno essere realizzate con doppia rete elettrosaldata e ferri aggiuntivi sagomati o comunque dotate di barre di ripartizione longitudinali, di un’armatura secondaria di ripartizione in grado di garantire, in tutte le fasi della prefabbricazione, il mantenimento dei copriferri richiesti e una reale distribuzione delle orditure strutturali (interferri e interassi progettuali). 
Non sono considerate assimilabili ad elementi di armatura, dispositivi alternativi quali catene in acciaio, cavi o fili.

Soluzioni alternative costituite da una gabbia d'armatura flessibile in cui non si prevedono orditure di ripartizione e dove le orditure principali risultano semplicemente collegate ad un sistema di catenelle risultano del tutto non idonee. Questi sistemi infatti non garantiscono affatto il rispetto dei copriferri, interferri e interassi di progetto e al verificarsi di possibili rotture di dette catenelle nelle fasi di getto potrebbero portare alla realizzazione di porzioni di manufatti del tutto prive di armatura. Da quanto premesso, si ritiene fondamentale il ruolo del potenziale acquirente che anche attraverso l'operato del Progettista e del Direttore dei Lavori deve valutare attentamente le caratteristiche dichiarate dal produttore in modo che tutte le prescrizioni di legge e norma siano realmente assecondate.
Da sempre la Coprem si sta operando per assecondare i bisogni dei propri Clienti attenendosi scrupolosamente alle prescrizioni di legge e norma vigenti.

 
Riportiamo per chiarezza le fotografie relative ai 2 diversi modelli costruttivi

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Armatura flessibile priva di armatura secondaria di ripartizione
 
          
Armatura secondaria di ripartizione conforme al D.M. 17/01/2018
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